Esporre la memoria è un atto intellettuale che prevede scelte precise e strategie ponderate. Il pericolo della sovraesposizione è sempre in agguato e per evitare rischi e abusi va attivata una consolidata strumentazione metodologica. L'Atlas Mnemosyne, che si propone di essere una "macchina della memoria", è al centro dell'attenzione per l'aura che circonda l'opera lasciata incompiuta da Warburg, dalla sua riscoperta nel 1993 a oggi: perciò è oggetto di diverse forme di interesse e ha dato materia a mostre e pubblicazioni. Il team riunito per questa ricerca è composto da studiosi di diversa formazione che hanno maturato una conoscenza profonda dei materiali dell'Atlante e del pensiero di Warburg, e di architetti e storici che si sono misurati a vario titolo con il tema dell'allestimento della memoria. Si tratta di una compagine che incrocia saperi e competenze diverse unite su un nuovo filone di indagine che qui si inaugura, e che si propone di riscattare l'Atlante da un uso semplificato come oggetto di esposizione e rilanciarne l'importanza come strumento ermeneutico