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  1. Strutture

ADA | Artificial Drawing & Design Aesthetics

Aggregazioni della ricerca
L'unità di ricerca in "Artificial Drawing and Design Aesthetics" è identificata con l'acronimo "Ada" in quanto è acrostico di “Artificial Design Aesthetics” nonché “nome proprio” di Ada Byron King, colei che, dando corpo al concetto di "software", ha intuito il modo in cui una forma di "intelligenza artificiale" può riguardare molti domini sociali della produzione artistica, tecnica ed estetica. L'iniziativa parte dalla disciplina universitaria tradizionale del “Disegno” che ha per oggetto la teoria e la pratica delle raffigurazioni progettuali (le rappresentazioni tecniche e le raffigurazioni euristiche e comunicative del progetto) anche dal punto di vista dei valori estetici in gioco e della morfologia immanente agli oggetti figurati. Fissa il suo focus sul "Disegno Artificiale" [Artificial Drawing], ovvero, ciò che l’uso delle applicazioni di intelligenza artificiale [AI] comporta alla materia (teorica e pratica) del “Disegno”. Considera rientranti nella materia del “Disegno” molti mezzi di AI usati oggi nelle pratiche progettuali per a) riconoscere, leggere e classificare altri corpora di immagini, b) per generare nuove immagini a partire dagli immani dataset ricavati da corpora di diverse possibili sostanze espressive. Quindi, con “Disegno Artificiale” s'intende l’uso di strumenti di AI sia nello studio morfologico e morfometrico di oggetti e ambienti a partire da pattern di informazioni (a), sia la raffigurazione progettuale (b); precisamente: a) gli strumenti AI – dal Data Mining all’ ’Information Visualization (infografica) – che superano le possibilità della percezione e computazione umana nel riconoscere e misurare pattern informativi in corpora di dati; sono queste spesso applicazioni prodotte tramite deep learning su vasti dataset sincretici (verbali, visivi, ecc.). In questo senso morfologico e morfometrico i primi esempi di “Disegno Artificiale” nello scorso decennio sono stati sistemi di pattern recognition, come quelli oggi sempre più impiegati nella diagnostica medica tramite immagini e specialmente nell’istopatologia e in radiologia, utilizzandoli per fornire strumenti di expertise visuale anche nel dominio dell’arte e del design. b) gli strumenti di AI che si dimostrano efficaci nell'automatizzare diversi tipici compiti produttivi nel campo delle raffigurazioni progettuali: dal concept al rendering, dal rilievo alla modellazione parametrica, in ambiti come l'architettura, l'urbanistica e il design (del prodotto e della comunicazione). Una parte delle più recenti applicazioni di “Disegno Artificiale” sono programmate con processi di deep Learning nutriti con immani data set: corpora di immagini visive, spesso immagini verbalmente etichettate e/o di testi in linguaggio naturale. Sono queste applicazioni fatte per imparare a posteriori a riconoscere pattern informativi che sfuggirebbero in gran parte alla computazione e percezione umana; sono inoltre capaci di generare nuovi dati rispondendo a input formulabili in qualche sostanza espressiva (visiva, acustica, verbale, …), producendo in risposta classificazioni di altri corpora di immagini, o generando nuove immagini inedite. In generale, tali applicazioni producono nuove catene sintagmatiche che risultano adeguate al significato (umano) del prompt fornito. Dato che il passaggio da tecniche di Disegno tradizionale a strumenti di Disegno Artificiale, oltre a sconvolgere le pratiche lavorative del disegno, mette drasticamente in questione concetti estetologici, epistemologici, mediologici e giuridici tradizionali, come le nozioni “immagine” (riferita a pattern di item d’informazione o catene sintagmatiche non più percepibili da occhi od orecchi umani) prodotta da macchine per altre macchine, "autorialità", “stile”, “carattere”, “maniera”, “forma”, “ductus”, "scrittura asemica", "falso", "contresempio", "controfattuale", ecc., nell’impatto dell’AI nel campo della figurazione progettuale, della sua interpretazione storico-critica, estetologica
Indirizzo:
Università Iuav di Venezia Dipartimento di Culture del progetto Venezia, Santa Croce 191, Tolentini
Periodo di attività:
(novembre 8, 2023 - )
  • Dati Generali
  • Aree Di Ricerca
  • Afferenze
  • Pubblicazioni
  • Contatti
  • Progetti
  • Terza Missione

Dati Generali

Acronimo

ADA

Tipo

Unità di ricerca

Strutture collegate

DIPARTIMENTO DI CULTURE DEL PROGETTO

Premi / Riconoscimenti (11)

“Best Presentation Award” del convegno #Earth2018, Digital Environment for Education: convegno internazionale sull’uso dei media digitali nell’educazione all’arte, al design e al patrimonio storico.
Italian eContent Award, conferito da Fondazione Politecnico di Milano, MEDICI Framework, Patrocinato da: Presidenza della Repubblica; Presidenza del Consiglio dei Ministri; Ministero degli Affari Esteri; Ministero per i Beni e le Attivita'Culturali; Ministero delle Comunicazioni; Ministero delle Infrastrutture; Ministero dello Sviluppo Economico; Ministero dei Trasporti; Ministero dell'Universita' e della Ricerca; Provincia di Milano
Città di Monselice per la traduzione letteraria e scientifica, conferito da Città di Monselice
Premio Ombra di Dioniso - per le riscritture del mito, conferito da Extramoenia. Comunicare l'Antico, rassegna di cultura classica.
Premio Erminia Bretschneider per la Storia dell'Arte, conferito da casa editrice L'"Erma" di Bretschneider
Top 10% Paper Award at 2010 IEEE International Workshop on Multimedia Signal Processing, conferito da 2010 IEEE lnternational Workshop on Multimedia Signal Processing (MMSP) organizing committee
Aldo Piccialli, conferito da Associazione Informatica Musicale Italiana
Innovation Radar Prize, conferito da European Commission
MoMM 2013 Best Short Paper Award, conferito da The 11th International Conference on Advances in Mobile Computing & Multimedia (MoMM2013) organizing committee
Marie Skłodowska-Curie actions (MSCA), Individual Fellowship – European Commission, conferito da European Commission - Horizon 2020 (The EU Framework Programme for Research and Innovation)
Best Paper UID 2022, conferito da UID Unione Italiana Disegno

Aree Di Ricerca

Settori (32)


62.01.00 - Produzione di software non connesso all'edizione

62.09.09 - Altre attività dei servizi connessi alle tecnologie dell'informatica nca

71.12.20 - Servizi di progettazione di ingegneria integrata

74.10.10 - Attività di design di moda e design industriale

74.10.90 - Altre attività di design

74.90.99 - Altre attività professionali nca

85.42.00 - Istruzione universitaria e post-universitaria; accademie e conservatori

PE6_11 - Machine learning, statistical data processing and applications using signal processing (e.g. speech, image, video) - (2024)

PE6_7 - Artificial intelligence, intelligent systems, natural language processing - (2024)

SH4_2 - Personality and social cognition; emotion - (2024)

SH4_7 - Reasoning, decision-making; intelligence - (2024)

SH5_11 - Digital humanities; digital approaches to literary studies and philosophy - (2024)

SH5_6 - Philosophy of mind, philosophy of language - (2024)

SH8_5 - History of art and of architecture - (2024)

Settore ICAR/13 - Disegno Industriale

Settore ICAR/14 - Composizione Architettonica e Urbana

Settore ICAR/17 - Disegno

Settore ICAR/18 - Storia dell'Architettura

Settore INF/01 - Informatica

Settore L-ART/04 - Museologia e Critica Artistica e del Restauro

Settore M-FIL/04 - Estetica

Settore M-FIL/05 - Filosofia e Teoria dei Linguaggi

Settore M-PSI/01 - Psicologia Generale

Settore ARTE-01/C - Storia dell'arte contemporanea

Settore CEAR-08/D - Design

Settore CEAR-09/A - Composizione architettonica e urbana

Settore CEAR-10/A - Disegno

Settore CEAR-11/A - Storia dell'architettura

Settore INFO-01/A - Informatica

Settore PHIL-04/A - Estetica

Settore PHIL-04/B - Filosofia e teoria dei linguaggi

Settore PSIC-01/A - Psicologia generale

Parole chiave (6)

  • ascendente
  • decrescente
Design interattivo
Human-centred design of interface
cultura visuale; teoria delle immagini; studi visuali; arte contemporanea; Media Studies; film studies; storia e teoria del cinema; rappresentazione; teoria dell'arte; estetica; semiotica
estetica artificiale
estetica computazionale
intelligenza artificiale
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Descrizione linee ricerca (4)

"Immagine artificiale: nuove forme del progetto e dell’archivio" Come scrive Somaini (2023, p. 74), "la visione artificiale introduce una nuova forma di percezione visiva automatizzata che decentra lo sguardo umano e riorganizza il campo del visibile, ridisegnando le linee che separano ciò che può e ciò che non può essere visto". All’interno della linea di ricerca sui “Modelli di traduzione intersemiotica”, questo ambito di studio si concentra specificamente sulla cultura visuale plasmata dalle immagini artificiali. Esamina la semiotica delle immagini generate artificialmente in relazione alle pratiche sociali e alle loro implicazioni giuridiche, artistiche, scientifiche ed estetiche—spingendosi oltre gli aspetti meramente visuali e visibili per abbracciare le immagini prodotte da modelli di intelligenza artificiale. Il punto di partenza è la consapevolezza che la rapida diffusione delle immagini generate dall'IA ha riconfigurato in modo radicale l'organizzazione sociale del senso attribuito alle immagini. In particolare, ha invertito il ciclo tradizionale di produzione e ricezione: mentre tradizionalmente le immagini venivano prodotte individualmente per poi essere trasmesse socialmente e intergenerazionalmente attraverso archivi, atlanti, iconografie e repertori di genere, l'IA generativa segue una logica inversa. Parte dagli spazi digitali di trasmissione e archiviazione delle immagini, utilizzandoli come base per generare all'infinito nuovi enunciati visivi in co-enunciazione con interpreti umani. Solo alla fine di questo processo produttivo, l’immagine artificiale, attraverso atti enunciativi multimodali, giunge ai domini sociali che organizzano la negoziazione interpretativa e produttiva degli enunciati visivi. Questi domini definiscono i valori specifici (artistici, tecnici, religiosi, ecc.) delle immagini per la loro comunicazione e trasmissione intergenerazionale.
“Forme artificiali dell’intelligenza progettuale” - linea di ricerca che mira a una progressiva mappatura teorico-pratica delle applicazioni di Disegno Artificiale. Tale mappatura viene perseguita principalmente tramite la stesura di saggi e monografie scientifiche che forniscono una trattazione iniziale e ragionata del tema, con un inquadramento teorico-estetologico unitario. L'obiettivo è quello di analizzare in modo sistematico molti degli strumenti di Disegno Artificiale che stanno trasformando profondamente il mercato del lavoro nei campi della progettazione architettonica, urbanistica e nelle pratiche di design. L’approfondimento riguarda lo studio delle tecnologie di intelligenza artificiale nelle fasi ideative e progettuali, in particolare nei campi del design e dell’architettura, secondo tre modalità e fasi ritenute tecnicamente tipiche delle elaborazioni progettuali: 1. La fase di istruzione informativa preliminare dei progetti**: In questa fase iniziale, si utilizzano applicazioni di data mining e di visualizzazione delle informazioni, che facilitano la raccolta e l'analisi di grandi quantità di dati rilevanti per la progettazione. Questi strumenti permettono ai progettisti di individuare pattern informativi e di elaborare visioni sintetiche dei dati raccolti, agevolando l'identificazione di opportunità progettuali e la comprensione del contesto. 2. La fase di elaborazione delle idee di progetto (ipotesi e soluzioni): 2.1. **Modalità di “pensiero divergente”: Questa modalità prevede la generazione di una vasta gamma di soluzioni progettuali diverse e non correlate tra loro. In questo contesto, le applicazioni di intelligenza artificiale generativa, come i sistemi TTI (text-to-image) quali DALL-E 2, MidJourney, Stable Diffusion, e altri, si rivelano particolarmente efficaci. Questi sistemi sono in grado di generare immagini inedite a partire dalla descrizione verbale fornita dagli utenti, ampliando significativamente lo spettro delle soluzioni visive e concettuali disponibili ai progettisti. 2.2. **Modalità di “pensiero convergente”: In questa fase, più tipica della logistica e della progettazione industriale, si utilizzano applicazioni basate su algoritmi di Ricerca Operativa per identificare le soluzioni ottimali nella gestione delle risorse (economiche, spaziali, temporali) necessarie alla produzione di un oggetto o di un progetto. Gli strumenti AI qui impiegati sono progettati per selezionare le alternative migliori rispetto a vincoli e obiettivi specifici, guidando il processo decisionale verso soluzioni praticabili e ben calibrate. 3. La fase di verifica e valutazione d’impatto delle scelte progettuali**: Questa fase riguarda l’analisi degli effetti delle scelte progettuali su ambienti specifici, sulle risorse energetiche disponibili e sui processi culturali ed estetici più ampi. Le applicazioni di intelligenza artificiale possono contribuire in modo determinante alla simulazione di scenari complessi, nei quali la comprensione delle dinamiche dipende dall’interazione di un gran numero di variabili. Questi strumenti consentono una collaborazione efficace tra diverse competenze progettuali, poiché il modello simulativo può tradurre le conoscenze specifiche dei diversi settori, facilitando il dialogo interdisciplinare. Per la vastità e la complessità del tema, il gruppo di ricerca ADA è aperto ad accogliere e valorizzare i contributi provenienti da diverse discipline, contribuendo così all’evoluzione della teoria e della pratica delle “raffigurazioni progettuali”. L'ipotesi che guida questa linea di ricerca è in linea con quella parte della letteratura internazionale che, negli ultimi due anni, ha sostenuto la necessità di integrare le tecnologie AI nei processi progettuali, rendendola una questione sia teorica che pratica.
“Modelli di traduzione intersemiotica” - La terza linea di ricerca mira a una descrizione semiotica dei sistemi di interpretazione artificiale. Si parte dal presupposto che ogni dispositivo di Disegno Artificiale, secondo la definizione di Umberto Eco, costituisce un “sistema semiotico artificiale” di “interpretazione per trasduzione”. In questa prospettiva, i sistemi di intelligenza artificiale (IA) sono visti come strumenti di “traduzione intersemiotica”, ovvero come dispositivi capaci di “tradurre” tra sistemi semiotici differenti (ad esempio, dalla letteratura al cinema, dalla musica alla grafica, o all’architettura, …). Questo processo si distingue dalla “traduzione interlinguistica” in quanto implica la “trasduzione di pattern informativi” che attraversano sostanze espressive eterogenee (verbali, visive, uditive, multimediali, notazionali), trasduzione che avviene mediante una sola sostanza espressiva: quella digitale messa in forma vettoriale di “embedding”. Gli “embedding” – concetto centrale di questa forma di traduzione - risiedono all'interno dello “spazio latente” dei modelli di AI. Questo “spazio latente” rappresenta una mappatura astratta dove input e output multimodali afferiscono e deferiscono in e da rappresentazioni vettoriali che codificano pattern informativi, correlazioni e strutture tra diverse forme espressive. Tuttavia, è importante sottolineare che, pur trattando e producendo contenuti, i sistemi di IA sono privi di intenzionalità e iniziativa. Non sono in grado di formulare “significati” propri, poiché manca loro una coscienza con capacità metafisica necessarie per l’accesso al “senso”. La percezione e la credenza di una possibile “coscienza” nei modelli di AI è in realtà un effetto di delega semiotica: sono gli interpreti umani, attraverso il design dei database e delle architetture di AI, a trasferire alla macchina le competenze semiotiche umane. Questo processo di delega si manifesta in due fasi principali: quella del design e dell’addestramento, in cui si definiscono l’architettura del modello AI e i dataset di training, e quella dell’utilizzo pratico, dove i sistemi di AI rispondono a richieste umane specifiche. Così, anche dal punto di vista dell’“enunciazione” semiotica, i modelli AI non operano mai in isolamento, ma formulano co-enunciazioni insieme agli utenti umani, sia durante la loro progettazione che nel loro impiego concreto. Perciò, l’IA non compie veri errori autonomamente; gli errori si manifestano a causa di un’inadeguata comprensione umana del processo di trasduzione intersemiotica implementato dalla macchina. A questa linea di ricerca si riferiscono le altre linee di ricerca dell’Unità ADA giacché dipendenti da una comune da una comune tassonomia e modellistica della “traduzione intersemiotica artificiale”, con particolare riferimento allo studio semiotico delle AI generative. In ogni linea di ricerca si cerca di comprendere come le specifiche AI traducano informazioni tra diverse forme espressive, in rapporto con interpreti umani nel definire i confini e l’adeguatezza di queste traduzioni.
“Verifiche per falsificazione” – linea di ricerca che esplora l'uso di applicazioni di AI generativa per testare l'adeguatezza delle teorie elaborate nelle altre linee di ricerca, mettendole alla prova attraverso la pratica concreta dell’ideazione progettuale. Questo approccio si basa sul principio epistemologico della “falsificazione” popperiana, secondo cui una teoria può considerarsi scientificamente valida solo se sottoposta a tentativi rigorosi di smentita. Attraverso la “falsificazione”, l’unità di ricerca intende verificare la capacità delle applicazioni AI di riconoscere e generare stili di figurazione a partire dall'analisi di corpora di immagini. Gli studiosi coinvolti nella linea di ricerca operano su due fronti: a. Collaborazioni su temi di ricerca condivisi con altre infrastrutture IUAV: In questa modalità, ADA sperimenta l'uso di AI generativa su progetti di ricerca interdisciplinari già in corso presso l'Università IUAV di Venezia, contribuendo a testare applicazioni AI in contesti progettuali specifici e condividendo i risultati con altre unità di ricerca. Questa collaborazione permette di confrontare le ipotesi teoriche di ADA con i dati empirici raccolti in altri ambiti accademici, arricchendo il dibattito scientifico interno e ampliando la validazione delle metodologie sviluppate. b. Strutturazione della collana editoriale “true-fake” Questa iniziativa raccoglie e produce lavori di meta-fiction progettuale, anche attraverso l'uso di strumenti di AI generativa. Seguendo l'esempio delle *Ficciones* di Jorge Luis Borges, vengono realizzate recensioni e saggi su “false opere” (cioè opere immaginarie presentate come se fossero reali), creando una serie di studi critici e progettuali su creazioni inesistenti. Questi testi sono redatti in modo verosimile e documentato, esplorando le potenzialità dell’AI di generare e descrivere opere non reali. La collana “true-fake” offre un terreno di sperimentazione dove l'AI è impiegata per sondare i limiti della creatività artificiale e per comprendere come queste nuove immagini siano percepite e interpretate. Il concetto centrale di questa linea di ricerca è l’uso della “falsificazione” come metodo di verifica epistemologica e semiotica. Si utilizzano strumenti AI per riconoscere retrospettivamente stili figurativi in un corpus di immagini, e si inverte questo processo per generare nuove immagini coerenti con gli stili individuati. Queste immagini sono poi analizzate dal punto di vista delle loro ricezioni umane, distinguendo tra aspetti sintattici (la struttura formale e geometrica) e aspetti semantici (i significati attribuiti). In tal modo, la ricerca mira a definire sia le forme di coerenza interna degli schemi geometrici individuati nei dati, sia le possibili cornici semantiche che le rendono plausibili. Questa riflessione è guidata dall’ipotesi che la generazione artificiale di immagini possa essere interpretata come una forma di “scrittura asemica”, ossia una produzione di segni che, pur avendo una struttura formale riconoscibile, non ha un significato predefinito e attende un’interpretazione umana per acquisirne uno. Tale approccio consente di esplorare le potenzialità dell’AI non solo come strumento operativo, ma come oggetto di riflessione critica, mettendo alla prova la sua capacità di interagire con il complesso processo umano di attribuzione di significato.
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Afferenze

Collaborazione con altri Gruppi

LABIM | Laboratorio di teoria delle immagini

Referenti

GAY FABRIZIO

Partecipanti (15)

ARIELLI EMANUELE
BASSI ALBERTO ATTILIO
BERGAMO FRANCESCO
BULEGATO FIORELLA
CAZZARO IRENE
CENTANNI MONICA
COSTA PIETRO
D'ACUNTO GIUSEPPE
FARINA MARIO
GAY FABRIZIO
LENZO FULVIO
MARINI SARA
MAZZANTI STEFANO
SINICO MICHELE
SPAGNOL SIMONE

Pubblicazioni

Pubblicazioni (74)

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  • All
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  • Partially Open
  • Mixed
  • Embargoed
  • Reserved

Contatti

Indirizzo Email (2)

ada@iuav.it
fabrizio@iuav.it

Progetti

Progetti (5)

Auditory Footprints: A novel soundscape assessment platform for neonatal and paediatric ICUs
Il futuro del verde come sustainable living. Risorsa e valorizzazione dello spazio urbano: il caso Veneto.
L'etica e l'estetica delle immagini artificiali: l’IA nelle discipline creative e del progetto
Patrimoni culturali invisibili: valorizzare le nuove competenze digitali
Storia naturale dell’antropocene: pianificazione, progettazione, visioni

Terza Missione

Public Engagement (5)

"Acting in": agency in images and imagining agency
"I sensi e la riproducibilità tecnica", partecipazione a "Hobit" (Numero Cromatico, 13° episodio) - Podcast
BA DEGREE SHOW IUAV 2023 - Mostra aperta al pubblico degli studenti del Corso di Arti Multimediali
Dentro le pagine. La biblioteca di Franco Giacometti
L’intelligenza (artificiale) dell’artista - intervista su "Le Scienze"
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